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Forse non tutti sanno che Valencia, in Spagna, ha vissuto un periodo storico di profondo sviluppo economico grazie alla produzione dei tessuti in seta e del velluto.
Metà agglomerato urbano dell’odierno centro storico era dedicato agli opifici e alle botteghe dei setaioli e dei cosiddetti “velluters“ ovvero i produttori del velluto.
Se siete appassionati di cucito e di moda, vi consiglio di visitare a Valencia, nel centro storico, se capitate da queste parti in vacanza, il Museo della Seta e farete un viaggio nel passato per scoprire cose mai neppure immaginate!
ALLA FINE DELLA PAGINA TROVATE IL VIDEO DEL MUSEO

Come arriva la seta a Valencia
Il XV secolo è stato un periodo di fiorente sviluppo economico per Valencia.
Il volto della città cambiò drasticamente proprio con l’avvento dell’industria tessile, in particolare la produzione e la commercializzazione della seta e dei velluti.
La seta, grazie alle rotte commerciali aperte con l’Oriente, arrivò a Valencia dall’Arabia. Questi tessuti meravigliosi conquistarono presto le classi agiate e nobili della città.

Dalla semplice importazione dei tessuti alla produzione della seta, il passo fu breve e presto, nel cuore della città, si cominciarono ad allevare bachi da seta in casa.
E, come sempre accade, erano le donne a curare tutto il processo di produzione e filatura della seta.

I Velluters genovesi
Dall’Oriente arrivò a Valencia la seta, ma da Genova arrivarono i cosiddetti “Velluters” ovvero gli artigiani del velluto.
Accanto alla produzione dei tessuti in seta, la fine del 1400, vide anche lo sviluppo del commercio del velluto, un tessuto di rara bellezza, che venne presto utilizzato nella moda francese.
Il grande valore degli abiti in seta e in velluto non era data solo dall’arte di cui erano espressione per quanto riguardava il disegno delle stampe o il loro utilizzo, ma soprattutto dal lungo processo produttivo che partiva dalla creazione del filo fino alla realizzazione del tessuto vero e proprio.

Il Museo della Seta a Valencia
Il Museo della Seta a Valencia, si trova oggi nella sede storica del Colegio del Arte Mayor de la Seda, Collegio che fu voluto alla fine del 1400 proprio dagli artigiani della seta e del velluto come sede della Corporazione che presto avrebbe ottenuto anche il riconoscimento ufficiale del re.

All’interno potete vedere la dislocazione dei locali come era all’origine e la pavimentazione artistica, così come è stata conservata durante la recente ristrutturazione.
All’entrata trovate la biglietteria. Il percorso museale inizia sulla destra, con un breve cenno alle rotte commerciali della seta provenienti dall’Oriente e dall’Italia.
In fondo alla sala trovate la ricostruzione di un allevamento di bachi da seta in casa. Alcuni prodotti naturali come le noci, le bacche e i gusci di molluschi venivano usati per tingere i fili di seta una volta prodotti.
Sulla parete di destra potete vedere gli stampi in legno che si usavano per decorare il tessuto. Spesso si trattava di motivi floreali dai colori cangianti.

Nella stanza attigua potrete vedere dei bellissimi pannelli floreali. Qui viene ricostruita la storia della nascita del Collegio come corporazione delle Arti e dei Mestieri, anche ad opera di artigiani genovesi.
Un video vi mostra le fasi della recente ristrutturazione dell’antica sede del Colegio.
In una vetrina potete ammirare gli abiti della prima moda francese che cominciò a usare le sete e il damasco per realizzare abiti e accessori, sia per uomo che per donna.

Ritornati nell’atrio, avete davanti a voi due scale: quella di sinistra sale all’archivio del Colegio. La Fondazione possiede il più antico ed esteso archivio di testi d’Europa.
I testi sono relativi alla produzione e alla lavorazione della seta, ma si trovano anche elenchi di materiali, prezzari per il commercio del tessuto, etc. Se ne possono vedere alcuni nelle teche della sala.
La scala alla destra, invece, porta ad alcune delle sale più belle della Fondazione:
Cappella di San Geronimo
Attraversato il pianerottolo, subito a sinistra entrate nella Cappella di San Geronimo, protettore dei setaioli e dei velluters.
Il pavimento a losanghe è quello originale, crea un effetto ottico sorprendente.

Nella parete di fondo, di fronte a voi, vedete l’altare, mentre su quella opposta è stata scoperta una scala interna rimasta segreta per centinaia di anni.

Alla base un pavimento antico conserva alcune mattonelle in ceramica recanti i simboli del Collegio.
Qui potete ammirare i paramenti sacri realizzati in seta.

Sala de la Pometa
Usciti dalla Cappella entrate nella Sala delle mele (Pometas in Valenciano), per via della pavimentazione che reca delle ceramiche raffiguranti appunti grappoli di mele.
Qui si riuniva il Collegio per certificare come Valenciana, la seta prodotta nei quartieri della città .
In questa sala potete vedere pannelli e abiti in seta davvero molto belli.


Sala de la Fama
In fondo al corridoio si arriva alla Sala de la Fama, il cui pavimento in ceramica originale, rappresenta appunto una donna alata che rappresenta il prestigio e l’eccellenza internazionali raggiunti dal Collegio nel XVIII secolo.

In questa sala si tengono le esposizioni temporanee del Museo. Nel settembre 2018 era in mostra la collezione “El color de las Sedas Valencianas”, una collezione di sei antichi abiti in seta sgargiante.


Sala de las Artes Menores
Usciti dalla Sala della Fama, entrate in quella delle Arti Minori dove potrete vedere vari esempi di passamanerie create in quell’epoca.
Anche in questa piccola sala, degno di nota è il pavimento con le sue ceramiche originali.

Museo de la Seda – c/Hospital 7, Valencia
Costo del biglietto: 6€ – ridotto 4,5€ (incluso audioguida in italiano)
Orari:
Domenica e Lunedì – dalle 10.00 alle 15.00
Dal martedì al sabato – dalle 10.00 alle 19.00
Dimostrazione dei telai per la tessitura della seta
Ritornati al piano terra, si può accedere alla sala dei telai ancora perfettamente funzionanti.
Se siete fortunati potete assistere ad una dimostrazione. Vedrete i fili dell’ordito tesi sull’enorme telaio in verticale e l’artigiano, che muovendo con maestria le spole del filo, crea la stampa della trama.
Il signore anziano che potrete trovare al telaio è uno degli ultimi “velluter” valenciani ancora attivi.


